XXVI.

Ecco tutto quello che sono disposto a raccontarvi. Probabilmente potrei dirvi quello che feci quando andai a casa, e come mi sono ammalato e via discorrendo, e a che scuola dovrei andare in autunno quando sarò uscito da qui, ma non ne ho voglia. Sul serio. Ora come ora, queste cose non mi interessano molto. Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c’è qui, continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda cosí stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sí, ma come faccio a saperlo? Giuro che è una domanda stupida.

Io, suppergiú, so soltanto che sento un po’ la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti

Professore Antolini

Non appena ti sarai lasciato dietro tutti i professori Vinson, allora comincerai ad andare sempre piú vicino, se sai volerlo e se sai cercarlo e aspettarlo, a quel genere di conoscenza che sarà cara, molto cara al tuo cuore. Tra l’altro, scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d’incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai
qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. È storia. È poesia -. Si interruppe e mandò giú un bel sorso di cocktail. Poi ricominciò. Ragazzi, era proprio partito in quarta. Meno male che non avevo cercato di fermarlo né niente. – Non sto cercando di dirti, – prosegui, – che soltanto gli uomini colti e preparati sono in grado di dare al mondo un contributo prezioso. Non è vero. Ma sostengo che gli uomini colti e preparati, se sono
intelligenti e creativi, tanto per cominciare, e questo purtroppo succede di rado, tendono a lasciare, del proprio passaggio, segni di gran lunga piú preziosi che non gli uomini esclusivamente intelligenti e creativi. Tendono ad esprimersi con piú chiarezza, e di solito hanno la passione di seguire i propri pensieri sino in fondo. E, cosa importatissima, nove volte su dieci sono piú modesti
dei pensatori non preparati. Mi segui, di’. – Sí, professore.

Gli studi accademici ti renderanno un altro servigio, se li prosegui per parecchio tempo, cominceranno a farti capire che taglia di mente hai. Che cosa le va bene e, forse, che cosa non le va bene. Dopo un poco, comincerai a capire a che specie di pensieri dovrebbe attenersi la tua
particolare taglia di mente. Per dirne una, questo può farti risparmiare tutto il tempo che perderesti a provarti idee che non ti si addicono, che non sono adatte a te. Comincerai a conoscere le tue vere misure e a vestire la tua mente attenendoti a quelle.

Odio

– Però tutta quella storia dell’odio è sbagliata. Voglio dire, odiare quelli che giocano a rugby e compagnia bella. Sbagliatissima. Non odio mica tanta gente, io. Posso odiarli per un poco, magari, questo sí, come Stradlater, un tale che c’era a Pencey, e quell’altro, Robert Ackley. Ogni tanto li odiavo proprio, questo è vero, ma non durava mai molto, ecco. Quello che voglio dire. Dopo un po’, se non li vedevo, se non venivano in camera, o se non li vedevo in sala da pranzo per due volte di seguito, sentivo perfino la loro mancanza. Dico davvero, sentivo perfino la loro mancanza.

Non potevo sopportarlo.

Quando fa bel tempo, i miei genitori vanno spessissimo a mettere un mazzo di fiori sulla tomba del vecchio Allie. Sono andato con loro un paio di volte, poi ho smesso. Tanto per cominciare, non mi diverte proprio vederlo in quel cimitero pazzesco. In mezzo ai morti e alle tombe e compagnía bella. Ancora ancora quando c’era il sole, ma ben due volte – due volte – eravamo là quando cominciò a
piovere. Era spaventoso. Pioveva sulla sua lapide schifa, e pioveva sull’erba sulla sua pancia. Dappertutto, pioveva. Tutti quelli che erano andati a visitare il cimitero si misero a correre a gambe levate verso le loro automobili. Fu questo a farmi quasi impazzire. Tutti quanti potevano correre nelle loro automobili e aprire la radio e tutto quanto e poi andare a cena in qualche posto gradevole – tutti, fuorché Allie. Non potevo sopportarlo. Lo so che al cimitero c’è soltanto il suo corpo eccetera eccetera e che la sua anima è in cielo e tutte quelle cretinate, ma non potevo sopportarlo lo stesso. Vorrei soltanto che non fosse là. Voi non lo conoscevate. Se l’aveste conosciuto, capireste cosa voglio dire. Ancora ancora quando c’è il sole, ma il sole viene fuori quando gli gira.

Almeno un milione di ragazze sedute e in piedi che aspettavano di veder comparire i loro belli.

C’era da supporre che probabilmente avrebbero sposato quasi tutte dei cretini. Quei tipi che ti raccontano sempre quanti chilometri fa la loro stramaledetta macchina con un litro. Quei tipi che si arrabbiano come ragazzini se li batti a golf, o perfino a un gioco stupido come il ping-pong. Quei tipi che non leggono mai un libro. Quei tipi che ti fanno venire una barba lunga tre metri.

Aveva una di quelle voci che gracchiano, e non la finiva mai di parlare, si può dire. Non la finiva mai di parlare, e la cosa piú tremenda era che non vi diceva mai niente che voleste sentire, tanto per cominciare.

Nessuno era mai diverso.

L’unico a essere diverso eri tu. Non è che fossi molto piú grande né niente di simile. Non era proprio questo. Era solo che eri diverso, ecco tutto. Stavolta avevi addosso il soprabito, magari. Oppure il bambino che era stato vicino a te l’ultima volta si era preso la scarlattina e ora avevi un
altro compagno. Oppure non era la signorina Aigletinger ad accompagnare la scolaresca ma una supplente. Oppure avevi sentito papà e mamma che litigavano come due forsennati nella stanza da bagno. O per la strada eri appena passato vicino a una di quelle pozzanghere dove la benzina fa
l’arcobaleno. Voglio dire, eri diverso, per una ragione o per l’altra – non so spiegare quello che ho in mente. E anche se sapessi farlo, non sono sicuro che ne avrei voglia.

Andavo avanti un passo dietro
l’altro, e continuavo a pensare alla vecchia Phoebe che il sabato andava a quel museo proprio come avevo fatto io. Pensavo che vedeva le stesse cose che avevo visto io, e che anche lei era diversa ogni volta che le vedeva. Non è proprio che pensare a questo mi deprimesse, ma non mi rendeva nemmeno felice come una pasqua. Certe cose dovrebbero restare come sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e lasciarcele. So che è impossibile ma è un gran peccato lo stesso.

La gente è fatta apposta per rovinarti tutto.

Tornai fino all’albergo a piedi. Quarantuno magnifici isolati. Non è che avessi voglia di camminare né niente di simile. È piuttosto che non avevo nessuna voglia di ricominciare tutti quei saliscendi dai tassí. Capita che uno si stanca di andare in tassí, proprio come ci si stanca di andare in ascensore. Tutt’a un tratto devi camminare, poco importa fin dove o fino a che altezza.

Non facevamo che tenerci per mano, ad esempio.

Vi sembrerà una cosa da niente, lo capisco, ma era fantastica quando la tenevate per la mano. La maggior parte delle ragazze, provate a tenerle per la mano, e quella maledetta mano o muore nella vostra, o loro credono di dover continuare a dimenarla tutto il tempo, come se avessero paura di annoiarvi o che so io. Jane era un’altra cosa. Andavamo in un dannato cinema o in un posto cosí, e subito cominciavamo a tenerci per mano, e non ci lasciavamo sino alla fine del film. E senza cambiare posizione né farne un affare di stato.

Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no. Sapevi soltanto che eri felice. E lo eri davvero.

Una conversatrice straordinaria

– Di dove siete, voi tre? – ripetei.
– Come? – disse.
– Di dove siete, voi tre? Non me lo dica, se non ne ha voglia. Non vorrei che si stancasse.
– Seattle, Washington, – disse. Mi stava facendo un grande favore a dirmelo.
– Lei è una conversatrice straordinaria, – le dissi. – Lo sa?
– Come?

Non gli risposi subito.

Il cuore sospeso fa bene a certi bastardi come Stradlater.